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Regolare il lobbying in Italia: un passo nella lotta alla corruzione

Si chiama “Lobbying in Europe: Hidden Influence, Privileged Access” ed è la prima ricerca comparata europea sulla trasparenza del fenomeno del lobbying: presentata lo scorso aprile, l’analisi mostra la necessità impellente per l’Italia e l’Europa di una riforma del sistema

Quando un'attività importante come il lobbying è portata avanti senza trasparenza, la corruzione non può che crescere; per questo Italia ed Europa necessitano urgentemente di una riforma del sistema. È quanto emerge dal primo report europeo sul tema, realizzato da Transparency International e intitolato Lobbying in Europe: Hidden Influence, Privileged Access.

Secondo quanto rilevato dall’analisi, su 19 Paesi europei, solo 7 possiedono delle forme di regolamentazione del lobbying e l’Italia non è tra questi. Con un punteggio di 20 punti su 100 il Belpaese si colloca al terzultimo posto della classifica; insieme a Portogallo e Spagna, è inoltre tra i cinque Paesi con i punteggi peggiori e dove le pratiche di lobbying e i rapporti tra il settore pubblico e finanziario sono particolarmente a rischio.

«La mancanza di trasparenza nelle attività di lobbying crea terreno fertile per una cerchia ristretta di poteri in grado di far valere in maniera indebita i propri interessi particolari» ha dichiarato Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia. Proprio in questi giorni, riconoscendo l’urgenza di una regolamentazione che garantisca una più efficiente lotta alla corruzione, l’Organizzazione ha infatti lanciato una petizione affinché venga introdotto nel nostro Paese un registro pubblico e obbligatorio dei lobbisti, che assicuri più trasparenza negli incontri tra i lobbisti e i membri del Parlamento o i pubblici ufficiali, regolamentando anche il fenomeno delle cosiddette “porte girevoli”.

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