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Open data per il futuro del giornalismo

Gli open data come strumento anti-corruzione a servizio dell’informazione: se ne è parlato al Festival del Giornalismo di Perugia con RiSSC, Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità, e Transparency International Italia, promotori del progetto TACOD

Veicolo di trasparenza, propulsori di responsabilità, deterrenti alla corruzione: gli open data sono strumenti importanti per i cittadini, perché possono aumentare le possibilità di rilevare fenomeni corruttivi e aiutare a prevenirne il verificarsi. Gli open data, infatti, sono a disposizione di tutti: la società civile, che spesso tuttavia ne conosce solo in parte le potenzialità, può attivarsi per monitorare le Istituzioni pubbliche e registrare irregolarità.

Gli open data sono una fonte importante anche per i giornalisti: prova ne è la centralità di questo tema al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Si è infatti parlato di open data in numerosi incontri durante l’evento, a confermare un crescente interesse e una sempre maggiore richiesta da parte di giornalisti, ricercatori o semplici cittadini, di poter accedere ad informazioni chiare, trasparenti e soprattutto fruibili.

Protagonisti di un workshop dedicato agli open data sono stati RiSSC (Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità) e Transparency International Italia, promotori insieme ad altri partner europei del progetto TACOD per analizzare l’impatto dei dati aperti sulla prevenzione e la lotta alla corruzione.

Il workshop ha posto l’accento sulla funzione civica degli open data, sottolineando l’esigenza non solo di aprirli, ma anche di renderli riutilizzabili, cosa che lo stato attuale della digitalizzazione delle Istituzioni pubbliche italiane non sempre permette. «Aprire i dati non deve essere visto come un costo, ma piuttosto come un investimento» ha detto Davide Del Monte, projectofficer di TI-Italia, che ha sottolineato l’esigenza di investire su questo settore. Al contrario, è la corruzione a rappresntare un costo per il sistema Paese, e gli open data possono aiutare ad abbatterlo. «Se si raggiunge questo obiettivo – afferma Del Monte – il costo dell’investimento viene ampiamente ripagato». 

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