|

Etica e creatività: quando la fiducia nasce dalle idee

L’impresa come motore di fiducia, grazie alla capacità di scommettere su un’idea di futuro, è una delle incarnazioni con cui da millenni si manifesta il legame fondativo tra ethos e techné, tra regole del (ben)essere e regole del ben fare

Ogni anno l’Oscar Pomilio Forum lancia una sfida: riflettere da diversi punti di vista su una delle possibili incarnazioni dell’etica. Quest’anno la scommessa era ritrovare la fiducia: un elemento che dopo anni di crisi – non solo economica – dell’Occidente appare drammaticamente mancante, nei singoli come nel corpo pubblico. Ma cosa è la fiducia se non la capacità di avere un’idea di futuro?

Alla base della fiducia ci sono, prima di tutto, le idee. Se non si ha un’idea – un’idea di prospettiva, di un “oltre” da raggiungere e presidiare – non è possibile creare quel particolare legame sentimentale e morale tra soggetti che indichiamo col nome di fiducia. La scommessa sta poi nel declinare questo legame nelle diverse situazioni concrete, facendo in modo che prenda forma e sostanza adeguate ai differenti settori in cui la fiducia si realizza.

Pensiamo all’idea di imprenditore. Un imprenditore, nel suo significato primario, quasi etimologico, è in estrema sintesi colui che prende rischi. Meglio ancora, colui che prende rischi sul futuro in base a una propria idea di futuro. E con la forza di questa idea, fa qualcosa che altri, magari più timorosi o con diverse attitudini e formazioni, non vogliono fare, o decidono di non fare. In questo senso l’imprenditore, nel suo porsi come catalizzatore di idee e di futuro, è davvero un motore di fiducia.

Questo legame tra fiducia e creatività non è nuovo alla storia dell’uomo, non è un effetto della società ipertecnologica attuale. Lo diceva già Aristotele: da un lato c’è l’ethos, l’attenzione alla morale, dall’altro la techné, che nell’accezione greca era creatività in senso elevato, capacità di creare e dare forma. Sulla base, ancora una volta, di un’idea.

Forse allora quello che manca oggi al corpo sociale esausto è proprio la capacità di creare sistemi attraverso i quali le idee nascono, si strutturano, si diffondono con una precisa vocazione morale, rivolta all’obiettivo molto concreto di un benessere e – perché no? - di una felicità costruita e vissuta in comune, come quella lasciata in eredità al popolo americano dalla famiglia Kennedy e oggi raccontata da una delle sue eredi più attive.

Ed è forse questa anche la vocazione che manca all’infrastruttura digitale oggi dominante, a quell’insieme di piattaforme di condivisione di grande potenza, ma che però, senza una chiara ispirazione etica, rischiano di ridursi a puro strumento: una tecnologia muta, invece di una tecnhé ricca di senso. Sta qui, in definitiva, anche il compito della buona comunicazione: fare del web 2.0 e dei modelli sociali di cui si fa carico, un mezzo formidabile per diffondere idee di futuro condivise. E attraverso questa condivisione ricreare fiducia.

Share

Subscribe

ICS Editorial

Un tempo, l’Italia è stata la capitale Europea del design.

Mag

© ICS POMILIO BLUMM SUMMIT
Alcune foto potrebbero essere prese dal Web e ritenute di dominio pubblico; i proprietari contrari alla pubblicazione possono scrivere a contact@pomilio.com