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La grande incertezza. Ritratto di un Paese insicuro

Crisi e lavoro ancora in testa alla lista delle preoccupazioni, mentre si conferma l’anomalia italiana nella rappresentazione mediatica della criminalità. I risultati del nuovo rapporto sulla sicurezza sociale tracciano un quadro già noto, ma da non sottovalutare

Il Paese della “Grande Incertezza”. Così Ilvo Diamanti, direttore dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, ha commentato la recente pubblicazione del settimo “Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa realizzato dall’Osservatorio di Pavia insieme a Fondazione Unipolis e Demos&Pi.

Dal rapporto, che da diversi anni analizza la rappresentazione sociale e mediatica della sicurezza nel nostro Paese, emerge infatti il consolidamento di alcune tendenze che si avviano a diventare strutturali e che, proprio per questo, risultano ancora più significative. I temi economici continuano a rappresentare per gli italiani le maggiori fonti di preoccupazione: l’insicurezza economica riguarda infatti il 73% degli intervistati (in lieve attenuazione rispetto al 2013, ma in netto aumento - 15 punti in più - rispetto a cinque anni fa). Il cittadino italiano teme innanzitutto di perdere il lavoro (49%) o la pensione (44%), e una buona parte (43%) si preoccupa invece di non avere abbastanza soldi per vivere.

La vera novità segnalata dal Sondaggio 2014 viene però riscontrata nell'aumento del tasso di preoccupazione e sfiducia nei confronti della politica, considerata incapace di risolvere i problemi economici del Paese. Il 18% degli italiani critica l'inefficienza e la corruzione del sistema politico e il 68% si dimostra preoccupato dall'instabilità politica.

In questo quadro, la rappresentazione mediatica dei temi sulla (in)sicurezza continua, tuttavia, a mettere in primo piano prevalentemente il tema della criminalità, il quale preoccupa il 47% degli italiani. Il principale TG nazionale, nel periodo Dicembre 2013-Gennaio 2014, ha dedicato il 58% delle notizie a fatti legati alla criminalità e soltanto il 4,4% ha invece trattato temi riguardanti la crisi economica, l'impoverimento e la perdita di lavoro. Dati che dimostrano una “anomalia” dell'informazione italiana nel contesto europeo, confermata anche nei quotidiani cartacei, i quali riservano una particolare attenzione alla politica nazionale, rispetto ai giornali europei che invece si occupano maggiormente della crisi economica e di politica estera.

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